La direttiva 2014/34/UE anche detta direttiva ATEX si applica ai prodotti destinati a funzionare in atmosfera potenzialmente esplosiva ed è una delle nuove direttive entrate in vigore nel 2016.
La direttiva 2014/34/UE (“direttiva ATEX”) è entrata in vigore il 20 aprile 2016 ed ha sostituito la direttiva 94/9/CE.
La direttiva ATEX è stata recepita in Italia con il D.Lgs. 19/05/2016 n. 85.
La direttiva ATEX si applica agli apparecchi (macchine, dispositivi fissi e mobili, organi di comando, ecc. che da soli o combinati, sono destinati alla produzione, al trasporto, al deposito, alla misurazione, alla regolazione ed alla conversione di energia e al trattamento di materiale e che, per via delle potenziali sorgenti di innesco che sono loro proprie, rischiano di provocare un’esplosione), ai sistemi di protezione e ai componenti.
Il termine ATEX è l’acronimo di ATmosfere EXplosives e si riferisce alla direttiva 2014/34/UE ovvero la direttiva di prodotto che riguarda gli apparecchi che sono destinati a lavorare in atmosfera potenzialmente esplosiva. Per questi apparecchi è prevista una classificazione che si basa su diversi fattori.
Le atmosfere esplosive infatti possono essere generate sia da gas, vapori e nebbie infiammabili che da polveri combustibili. Avendo tali apparecchi la destinazione d’uso di andare in atmosfera esplosiva, devono essere progettati e fabbricati in modo da non presentare sorgenti di innesco che siano in grado di accendere tali atmosfere.
Classificazione ATEX degli apparecchi
Come anticipato in introduzione, nel campo di applicazione della direttiva ATEX rientrano gli apparecchi che sono destinati ad essere utilizzati in atmosfera potenzialmente esplosiva. Per questi apparecchi è prevista una classificazione che si basa su diversi fattori tra cui:
La classificazione ATEX delle zone è il primo e necessario passo per definire correttamente la tipologia degli apparecchi che vi possono essere installati. Infatti, a seconda delle sostanze che danno luogo all’atmosfera esplosiva (gas, vapori e nebbie da una parte e polveri dall’altra) e della probabilità che l’atmosfera esplosiva si generi, solo alcuni apparecchi marcati ATEX ai sensi della direttiva 2014/34/UE potranno essere utilizzati in sicurezza.
Ad esempio un apparecchio di categoria 2, pur essendo marcato ATEX, non può essere utilizzato in una zona in cui l’atmosfera esplosiva è presente permanentemente o frequentemente (zona 0 o zona 20). Oppure un apparecchio di categoria 1D, pur essendo idoneo a lavorare in aree in cui è presente permanentemente o frequentemente un’atmosfera esplosiva costituita da una nube di polvere combustibile dispersa nell’aria, non potrà lavorare in una zona 0 nella quale l’atmosfera esplosiva è generata da una miscela di aria e gas, vapori o nebbie.
È quindi necessario definire la tipologia di sostanza che genererà l’atmosfera esplosiva (gas, vapori e nebbie o polveri) e classificare le zone definendo la probabilità con la quale l’atmosfera esplosiva si potrà formare.
Solo dopo aver fatto questo, conoscendo inoltre il gruppo di appartenenza della sostanza (IIA, IIB, IIC, IIIA, IIIB o IIIB) e la relativa temperatura di accensione, sarà possibile definire correttamente il tipo di apparecchio che potrà essere installato al suo interno.
Il primo livello di classificazione definisce il gruppo di appartenenza dell’apparecchio e riguarda l’ambiente all’interno del quale l’apparecchio è destinato ad essere utilizzato:
Il secondo livello di classificazione è differente per i due gruppi, ma in entrambi i casi dipende dal livello di protezione garantito dalle apparecchiature. In particolare il gruppo I è così suddiviso:
Il gruppo II è invece così suddiviso:
Gli apparecchi del gruppo II, sono poi suddivisi in base alla tipologia di sostanze che danno luogo all’atmosfera esplosiva, in particolare le sostanze sono così raggruppate:
La classificazione può essere facilmente dedotta dalla marcatura presente sulle apparecchiature, in particolare dalle prime indicazioni che seguono l’esagono contenente le lettere Ex.
Da sottolineare è il fatto che, se un apparecchio del gruppo II, a prescindere dalla categoria, è destinato ad essere utilizzato in atmosfere esplosive generate sia da gas, vapori e nebbie che da polveri, allora dovrà avere una doppia marcatura: una relativa ai gas, vapori e nebbie e l’altra relativa alle polveri.
Qui sotto, troverai anche spiegate le informazioni contenute all’interno della stringa di marcatura ATEX al fine di non commettere errori nella scelta di un apparecchio acquistato in commercio o nel marcare ATEX un apparecchio che produci.
La procedura di valutazione di conformità dei prodotti soggetti ad ATEX, deve essere portata a termine prima della commercializzazione degli apparecchi.
Essa prevede diversi moduli (procedure di valutazione della conformità) in base alla classificazione del prodotto in senso di potenziale pericolosità.
La conformità alla direttiva viene stabilita dalla rispondenza alle prescrizioni in essa esposte – in particolare ai requisiti essenziali di sicurezza previsti nell’allegato II – e dal soddisfacimento di una delle procedure di valutazione della conformità previste all’art. 3 della direttiva.
I moduli di valutazione della conformità possono prevedere l’attuazione di un sistema di gestione per la qualità aziendale secondo le norme UNI EN ISO 9001 e UNI CEI EN ISO/IEC 80079-34, oppure la verifica del prodotto con esame di tipo o controlli sul prodotto effettuati da organismo notificato, o semplicemente la conservazione del fascicolo tecnico presso l’organismo notificato.
La nuova direttiva ATEX (2014/34/UE) prevede la redazione della dichiarazione di conformità UE e non della dichiarazione di conformità CE come previsto dalla direttiva precedente (94/9/CE).
Resta invece invariata la marcatura che deve sempre riportare la dicitura CE.
Per l’immissione in commercio dei prodotti soggetti a direttiva ATEX, oltre all’applicazione di uno dei moduli descritti sopra, sono necessarie quindi:
Le norme applicabili agli apparecchi e componenti ATEX sono parecchie e devono essere individuate volta per volta, considerando se trattasi anche di apparecchi elettrici o non elettrici.
Ad esempio, per gli apparecchi non elettrici la metodologia della valutazione dei rischi di innesco seguirà le indicazioni del documento UNI EN 15198:2008 “Metodologia per la valutazione del rischio di apparecchi e componenti non elettrici destinati a essere utilizzati in atmosfere potenzialmente esplosive”
L’impiego in una macchina di sostanze infiammabili o combustibili (gas, vapori, nebbie o polveri) determina la possibile formazione di atmosfere esplosive sia all’interno che all’esterno della macchina.
Il costruttore della macchina deve quindi valutare i rischi derivanti da atmosfere esplosive e adottare idonee misure di prevenzione e protezione in relazione a tale rischio.
Il primo passo di questo processo consiste in una classificazione delle aree in cui sono presenti tali rischi.
La classificazione può essere effettuata ricorrendo all’applicazione delle norme:
L’esito della classificazione porta ad una suddivisione dei luoghi con pericolo di esplosione nelle seguenti zone:
area in cui è presente in permanenza o per lunghi periodi o frequentemente un’atmosfera esplosiva consistente in una miscela di aria e di sostanze infiammabili sotto forma di gas, vapore o nebbia;
area in cui la formazione di un’atmosfera esplosiva, consistente in una miscela di aria e di sostanze infiammabili sotto forma di gas, vapori o nebbia, è probabile che avvenga occasionalmente durante le normali attività;
area in cui durante le normali attività non è probabile la formazione di un’atmosfera esplosiva consistente in una miscela di aria e di sostanze infiammabili sotto forma di gas, vapore o nebbia o, qualora si verifichi, sia unicamente di breve durata;
area in cui è presente in permanenza o per lunghi periodi o frequentemente un’atmosfera esplosiva sotto forma di nube di polvere combustibile nell’aria;
area in cui la formazione di un’atmosfera esplosiva, sotto forma di nube di polvere combustibile nell’aria, è probabile che avvenga occasionalmente durante le normali attività;
area in cui durante le normali attività non è probabile la formazione di un’atmosfera esplosiva sotto forma di nube di polvere combustibile nell’aria o, qualora si verifichi, sia unicamente di breve durata.
Protezione ATEX: cos’è
Non esiste da nessuna parte (né sulla direttiva, né sulle linee guida, né sulle norme) la definizione di “Protezione ATEX”, si parla invece, più correttamente, di “modi di protezione” o “sistemi di protezione“.
Se hai cercato questo termine probabilmente non conoscerai la direttiva ATEX e quindi ti suggerisco di leggere dall’inizio.
Un apparecchio destinato a lavorare in atmosfera esplosiva deve garantire un’adeguata protezione ATEX, ovvero è necessario che su di esso siano presi degli accorgimenti al fine di evitare che una qualsiasi delle sue parti possa fornire l’energia necessaria per innescare l’atmosfera esplosiva che lo avvolge.
Le sorgenti di accensione che un apparecchio può avere e che devono essere gestite sono diverse e sono elencate nella norma UNI EN 1127-1:
Gli accorgimenti necessari per rendere inefficaci queste sorgenti di accensione, e quindi per garantire adeguata protezione nei confronti del pericolo di esplosione, sono molteplici e vanno dal soddisfacimento dei requisiti essenziali in materia di salute e sicurezza (Allegato II della direttiva 2014/34/UE) al rispetto delle norme che stabiliscono gli accorgimenti tecnici previsti dai vari modi di protezione.
Solo mediante il soddisfacimento di tutti questi requisiti un apparecchio può garantire un’adeguata protezione nei confronti del pericolo di esplosione con conseguente tutela dei lavoratori che lo dovranno utilizzare.
Esempio pratico per comprendere le precauzioni illustrate finora: Immaginiamo di dover gestire il raffreddamento e/o il riscaldamento di un container situato in un’area a rischio di esplosione, specificamente classificata come Zona 2. L’unica soluzione consentita è l’utilizzo di un condizionatore d’aria antideflagrante certificato ATEX per la Zona 2. Questo ci consente di raggiungere gli obiettivi desiderati senza trascurare il rischio di esplosione, assicurando al contempo la completa sicurezza degli operatori.
Ogni informazione contenuta nella marcatura ATEX ha un significato ben preciso.
In questo articolo vogliamo spiegarti qual è il significato delle informazioni contenute all’interno della stringa di marcatura ATEX al fine di non commettere errori nella scelta di un apparecchio acquistato in commercio o nel marcare ATEX un apparecchio che produci.
Prima abbiamo visto il significato delle prime informazioni riportate nella stringa di marcatura, vediamo ora il significato delle altre informazioni in essa contenute e che devono essere sempre presenti.
Un esempio di marcatura ATEX è:
II 2G Ex pxb IIB T6 Gb
II 2D Ex pxb IIB T85°C Db
La prima informazione, che segue la categoria dell’apparecchio, fa riferimento al modo di protezione (nella marcatura di esempio “Ex pxb”); queste informazioni indicano le misure specifiche che sono state applicate per evitare che l’apparecchio possa innescare l’atmosfera esplosiva che lo circonda.
La dicitura prevede che ci sia sempre la “Ex” seguita da diverse lettere; le prime di queste definiscono il modo di protezione.
La normativa prevede diversi modi di protezione applicabili. Qui di seguito vediamo tutti i modi possibili:
Nella stringa di esempio il modo di protezione indicato è quello a pressurizzazione.
Le lettere che nella stringa di marcatura seguono quelle qui sopra riportate, definiscono il livello di protezione dell’apparecchio; la codifica è definita dalla norma relativa allo specifico modo di protezione.
Subito dopo il modo di protezione è riportato il simbolo del gruppo del gas o delle polveri che generano l’atmosfera esplosiva all’interno della quale può essere utilizzato l’apparecchio:
Le sostanze che generano le atmosfere esplosive sono tanto più critiche quanto più ci si sposta dalla lettera A alla lettera C. Gli apparecchi realizzati per lavorare con sostanze più critiche possono essere impiegati anche con sostanze che lo sono meno, ad esempio un apparecchio marcato IIC può essere utilizzato in atmosfere esplosive generate da qualsiasi tipo di gas o vapore, oppure un apparecchio marcato IIIB può essere usato anche in atmosfere esplosive generate da particelle solide combustibili.
Nella stringa di marcatura segue poi l’indicazione della massima temperatura superficiale che può essere raggiunta dall’apparecchiatura nel suo punto più caldo.
Per le apparecchiature destinate ad atmosfere esplosive generate da gas e vapori, questa informazione viene indicata dalla lettera “T” seguita da un numero compreso tra 1 e 6, indicante la classe di temperatura. La temperatura corrispondente alla specifica classe è indicata in tabella.
Classe di temperatura | Massima temperatura superficiale |
1 | 450°C |
2 | 300°C |
3 | 200°C |
4 | 135°C |
5 | 100°C |
6 | 85°C |
Per le apparecchiature destinate ad atmosfere esplosive generate da polveri invece, viene indicata a lettera “T” seguita dalla massima temperatura superficiale raggiunta dall’apparecchiatura.
Come ultima informazione viene riportato il livello di protezione dell’apparecchiatura (EPL).
Questo definisce la sua probabilità di diventare una sorgente di accensione. La codifica prevede sempre due lettere: la prima, scritta in stampatello maiuscolo, può essere una “G” se l’apparecchio è destinato a lavorare in atmosfere esplosive generate da gas, vapori o nebbie, oppure una “D” se l’atmosfera esplosiva è costituita da polveri.
La seconda lettera invece, definisce fino a che tipo di zona l’apparecchio può essere utilizzato: “a” fino alle zone 0 e 20, “b” fino alle zone 1 e 21, “c” solo per zone 2 e 22.
Gli apparecchi non elettrici hanno la stessa marcatura di quelli elettrici. Infatti quanto riportato nell’articolo vale per entrambe le tipologie di apparecchi.
Alcuni modi di protezione sono applicabili solo ad apparecchi elettrici ed altri solo a quelli non elettrici.
La direttiva 2014/34/UE (“direttiva ATEX”) è entrata in vigore il 20 aprile 2016 ed ha sostituito la direttiva 94/9/CE.
Come per altre direttive di prodotto, anche per la direttiva ATEX , esistono delle Linee Guida per aiutare nell’applicazione della direttiva stessa
E’ importante ricordare che le Linee Guida sono pensate come un manuale, rivolto a tutti coloro che devono interfacciarsi con la direttiva ATEX.
Le Linee Guida alla direttiva ATEX 2014/34/UE ATEX chiariscono quindi alcuni aspetti della direttiva ATEX e devono essere utilizzate, oltre che con la direttiva, insieme al documento “Guida Blu all’attuazione della normativa UE sui prodotti“.
La terza edizione delle linee guida alla direttiva ATEX, pubblicata a maggio 2020, presenta alcune modifiche rispetto alla seconda edizione precedente.
Questa terza edizione include gli accordi che sono stati raggiunti durante gli incontri del gruppo di lavoro ATEX che si sono tenuti tra il 2018 e il 2019.
Le modifiche principali riguardano i seguenti aspetti:
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