Ogni informazione contenuta nella marcatura ATEX ha un significato ben preciso.
In questo articolo vogliamo spiegarti qual è il significato delle informazioni contenute all’interno della stringa di marcatura ATEX al fine di non commettere errori nella scelta di un apparecchio acquistato in commercio o nel marcare ATEX un apparecchio che produci.
Il termine ATEX è l’acronimo di ATmosfere EXplosives e si riferisce alla direttiva 2014/34/UE ovvero la direttiva di prodotto che riguarda gli apparecchi che sono destinati a lavorare in atmosfera potenzialmente esplosiva. Per questi apparecchi è prevista una classificazione che si basa su diversi fattori.
Le atmosfere esplosive infatti possono essere generate sia da gas, vapori e nebbie infiammabili che da polveri combustibili. Avendo tali apparecchi la destinazione d’uso di andare in atmosfera esplosiva, devono essere progettati e fabbricati in modo da non presentare sorgenti di innesco che siano in grado di accendere tali atmosfere.
Nell’articolo precedente sulla direttiva ATEX, pubblicato in questo blog, abbiamo visto il significato delle prime informazioni riportate nella stringa di marcatura.
Vediamo ora il significato delle altre informazioni in essa contenute e che devono essere sempre presenti.
Un esempio di marcatura ATEX è:
La prima informazione, che segue la categoria dell’apparecchio, fa riferimento al modo di protezione (nella marcatura di esempio “Ex pxb”); queste informazioni indicano le misure specifiche che sono state applicate per evitare che l’apparecchio possa innescare l’atmosfera esplosiva che lo circonda.
La dicitura prevede che ci sia sempre la “Ex” seguita da diverse lettere; le prime di queste definiscono il modo di protezione.
La normativa prevede diversi modi di protezione applicabili. Qui di seguito vediamo tutti i modi possibili:
Nella stringa di esempio il modo di protezione indicato è quello a pressurizzazione.
Le lettere che nella stringa di marcatura seguono quelle qui sopra riportate, definiscono il livello di protezione dell’apparecchio; la codifica è definita dalla norma relativa allo specifico modo di protezione.
Subito dopo il modo di protezione è riportato il simbolo del gruppo del gas o delle polveri che generano l’atmosfera esplosiva all’interno della quale può essere utilizzato l’apparecchio:
Le sostanze che generano le atmosfere esplosive sono tanto più critiche quanto più ci si sposta dalla lettera A alla lettera C. Gli apparecchi realizzati per lavorare con sostanze più critiche possono essere impiegati anche con sostanze che lo sono meno, ad esempio un apparecchio marcato IIC può essere utilizzato in atmosfere esplosive generate da qualsiasi tipo di gas o vapore, oppure un apparecchio marcato IIIB può essere usato anche in atmosfere esplosive generate da particelle solide combustibili.
Nella stringa di marcatura segue poi l’indicazione della massima temperatura superficiale che può essere raggiunta dall’apparecchiatura nel suo punto più caldo.
Per le apparecchiature destinate ad atmosfere esplosive generate da gas e vapori, questa informazione viene indicata dalla lettera “T” seguita da un numero compreso tra 1 e 6, indicante la classe di temperatura. La temperatura corrispondente alla specifica classe è indicata in tabella.
Classe di temperatura | Massima temperatura superficiale |
1 | 450°C |
2 | 300°C |
3 | 200°C |
4 | 135°C |
5 | 100°C |
6 | 85°C |
Per le apparecchiature destinate ad atmosfere esplosive generate da polveri invece, viene indicata a lettera “T” seguita dalla massima temperatura superficiale raggiunta dall’apparecchiatura.
Come ultima informazione viene riportato il livello di protezione dell’apparecchiatura (EPL).
Questo definisce la sua probabilità di diventare una sorgente di accensione. La codifica prevede sempre due lettere: la prima, scritta in stampatello maiuscolo, può essere una “G” se l’apparecchio è destinato a lavorare in atmosfere esplosive generate da gas, vapori o nebbie, oppure una “D” se l’atmosfera esplosiva è costituita da polveri.
La seconda lettera invece, definisce fino a che tipo di zona l’apparecchio può essere utilizzato: “a” fino alle zone 0 e 20, “b” fino alle zone 1 e 21, “c” solo per zone 2 e 22.
Gli apparecchi non elettrici hanno la stessa marcatura di quelli elettrici. Infatti quanto riportato nell’articolo vale per entrambe le tipologie di apparecchi.
Alcuni modi di protezione sono applicabili solo ad apparecchi elettrici ed altri solo a quelli non elettrici.
La direttiva 2014/34/UE (“direttiva ATEX”) è entrata in vigore il 20 aprile 2016 ed ha sostituito la direttiva 94/9/CE.
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